giovedì 10 febbraio 2022

Campane tibetane.

 Qualche anno fa ho scoperto le campane tibetane e per qualche tempo sono stato un po' fissato, così ne ho prese 3 e una me l'ha regalata Cristina (una campana giapponese) così ne ho 4. In realtà solo una è abbastanza grande, le altre sono piccoline. Mi piacciono comunque molto sia come forma che come suono. Mi è venuto in mente di fare questo post, non per spiegare come funzionano (sono ne sono assolutamente capace e in realtà le suono di rado) ma per un pensiero che ho avuto poco fa.

Ho visto su google la domanda con risposta: quali sono le migliori campane tibetane? La risposta ovviamente dava modelli e marche che si trovano su amazon. Ecco, il sistema commerciale attuale ha travisato completamente anche quello. La cosa per me più interessante delle campane tibetane è che sono tutte diverse. Ok, ci sono dei tipi differenti, ma ogni campana viene prodotta a mano (quelle antiche per lo meno, ma io le ho tutte così e le ho pagate anche poco) e quindi ognuna ha una forma leggermente diversa da ogni altra e soprattutto ogni campana suona diversa da tutte le altre, è assolutamente unica. Queste campane non posso essere standardizzate o essere usate per fare qualcosa di veramente "normale" persino per i sistemi di cura new age per cui vengono usate in occidente, non sono esattamente perfette nemmeno per quello perchè appunto, ognuna è diversa. Questa è un'immagine, un esempio di quello che mi piace. Per lo meno per le cose che valgono, per l'arte e per le cose belle. Poi è certo che anche solo per fare un tavolo servano degli standard, figuriamoci per fare il pc sul quale sto scrivendo. Ma le cose belle, l'arte, diciamo le cose magiche devono per me restare così e questo sistema commerciale che ormai è diventato onnipresente ha minato questa cosa e lo farà sempre di più. 108 non si adatta a questo.

mercoledì 1 dicembre 2021

Cicloturismo vintage

Le foto che pubblico qui sono prese da un articolo uscito sul numero '65 della rivista Airone del 1986. Ai tempi la rivista era veramente ben fatta  (un altro mondo rispetto a quella che esce oggi) e io da bambino la guardavo e riguardavo, ne ho diversi numeri, mi ha fatto sognare un mondo e un paese diverso. Le cose purtroppo non sono andate esattamente come pensavo in questo paese, così riguardare certe cose penso potrebbe essere utile non solo a me, vedere che certe cose succedevano anche qui e forse bisognerebbe ricordarselo in un periodo in cui sembra che la cultura italiana sia solo la cucina o la nazionale di calcio. 

Bene, su quel numero c'era un bell'articolo da titolo: "Scoprite l'appenino in bici" e venivano presentati 4 itinerari sull'appennino emiliano-romagnolo con bellissime foto che con il tempo hanno preso quell'aspetto vintage che fa sognare. 

Un'altra cosa che amo tantissimo di questo servizio, di quell'epoca e della rivista (eccezion fatta per alcune pubblicità) è la sobrietà generale. Le persone, lo stile delle foto, le biciclette, c'è sempre questa eleganza sobria che oggi manca completamente a tutti i livelli. 


I luoghi ritratti nelle foto sono bellissimi, i paesi dell'appennino nel 1986 non erano ancora stati ristrutturati come oggi, ma, per lo meno quelli in queste foto, non erano assolutamente decadenti, si vede bene quell'atmosfera novecentesca analogica e l'assenza quasi totale delle automobili che riescono a deturpare oggi anche i borghi più belli.


I paesaggi appenninici a me molto cari, hanno anch'essi quella patina analogica che crea un po' di nostalgia, ma allo stesso tempo fa venire una voglia irresistibile di prendere e uscire in bici. Sarebbe bello ritrovare quel piacere di uscire per godersi il viaggio e i panorami senza pensare alla performance: sia chiaro per me è così, e certo per questi percorsi ci vuole un minimo di preparazione, ma generalmente mi trovo da solo, che è una cosa in effetti altrettanto bella. Un'ultima nota, più feticista, è legata alle biciclette: i nostri amici sono in sella a biciclette da corsa adattate da turismo "alla francese", in questo caso non sono proprio tipo randonneur, penso anche che all'epoca fossero un po' sparite e in Italia non sono mai state molto popolari. In ogni caso sono in acciaio ovviamente, è possibile farsene una simile oggi, magari con qualche accorgimento moderno (rapporti più comodi per esempoio) con veramente un budget ridicolo. Le randonneur erano un po' le antenate delle gravel più stradali di oggi: simili alle bici da corsa (in alcuni casi erano proprio bici da corsa adattate) con una borsa a manubrio o sul portapacchino anteriore e con la possibilità di mettere parafanghi e altro. (Nota: Anche su questo un giorno farò magari un post dedicato)


I percorsi sono 4 appunto e potete vederli nell'immagine qui sopra. Ovviamente questo post è un ricordo, se vogliamo una celebrazione di quel servizio quindi non scrivo tutto ma se vi interessa potete trovarlo a risoluzione più alta qui: https://www.flickr.com/photos/94063501@N00/albums/72177720295645943



mercoledì 20 ottobre 2021

Nostalgico.

Pensierino delle 2 di notte (passate). Mi imbarazza finire spesso ad essere nostalgico ma penso che capiti a tutti, per lo meno a chi ha una certa sensibilità. Sicuramente è un fatto che ha a che vedere con l'età, in particolare per chi durante la gioventù ha avuto almeno qualche periodo felice. Ma non è solo quello, un giorno voglio mettermi a scrivere tutte le considerazioni che spesso faccio sull'argomento quando penso da solo. Comunque la cosa che patisco di più adesso è l'arroganza generalizzata, che poi porta a tutto il resto. C'è sempre stata l'arroganza, immagino, ma questo è proprio il periodo storico dell'arroganza secondo me.

domenica 1 agosto 2021

In ricordo della mia carissima Siouxsie.

1 agosto 2021

Introduzione: Questa mattina verso le 10 ho ricevuto la chiamata dalla clinica veterinaria in cui il dottore mi informava che la mia carissima Siouxsie aveva avuto una crisi respiratoria e non aveva passato la notte. Speravo che mi dessero notizie di un miglioramento, ma non è stato così. Giovedì era venuta a svegliarmi come sempre con il suo entusiasmo, testate e zampate. Al pomeriggio mi sono accorto che non era venuta a mangiare e dopo averla cercata l'ho trovata in una cuccia particolarmente nascosta nel mobile Ikea. Non ci ho fatto troppo caso. La sera mi sono reso conto che aveva le orecchie calde e quando dopo pochi minuti è venuta in cucina per cercare cibo ho visto che barcollava e non si reggeva in piedi. Mi sono spaventato e dopo aver chiamato Cristina per dirgli che la nostra gattina stava male sono uscito con lei nel trasportino e sono andato alla clinica 24/24 che c'è qui ad Alessandria. Da quel momento è stata tutta una serie di lastre ed esami. La mattina stava ancora male, ritorno alla clinica che trova la causa nel cuore ingrossato, purtroppo nessuno in zona può fare un ecocardio così dopo varie telefonate la porta all'istituto di Novare, una specie di grande ospedale veterinario. Li dopo un'attenta visita vediamo che il cuore non c'entra ma Siouxsie che non mangia dal giorno prima va ricoverata. Il giorno dopo faranno gli esami. La mattina dopo mi chiamano, sembra che la febbre sia scesa da sola, ma continua a non mangiare, in giornata faranno tutti gli esami. La sera mi chiamano e sembra che la causa sia un iperglicemia che ha causato un infezione all'intestino. Bisognerà capire se è diabetica e se l'intestino è da operare. Io intanto sono 2 giorni che sono preoccupatissimo, ho recitato mantra e altro per cercare di influenzare positivamente le cose, in qualche modo questa ipotesi mi da un pochino di solievo, penso che si possa curare riesco a mangiare qualcosa e dopo altri mantra vado a dormire, crollo come un sasso, era tempo che non succedeva. Verso le 5, Loki, suo fratello mi sveglia urlando, mi alzo per dargli qualche crocchetta. Mi risveglio alle 8 e inizio con altri mantra, non riesco a mangiare niente. Alle 10 arriva la chiamata in cui, come dicevo prima, venivo in formato che la mia Siouxsie aveva lasciato il corpo. Probabilmente aveva una gravissima infezione al sistema nervoso fulminante. Non so davvero come farò, chi non ha mai avuto gatti, o magari chi ne ha avuti come se ne avevano una volta in campagna è difficile possa capire cosa vuol dire. Il 21 gennaio 2020, poco prima della grande epidemia, ci aveva lasciato anche Hela, la nostra gatta più anziana e due mesi fa Merlino, il gatto dei miei genitori, di cui magari un giorno scriverò. Oltre al Corona Virus gli ultimi due anni sono stati terribili per queste e tante altre perdite, mentre scrivo faccio davvero fatica a non essere negativo.

Una delle mie foto preferite, i suoi occhi a "bottone".

Dopo questo lungo preambolo mi piacerebbe parlare un pochino di Siouxsie. Dico subito che è stata la gatta più entusiasta e soprattutto più affettuosa che abbia mai avuto, questo rende questo momento davvero difficile. Un giorno di luglio del 2013 avevamo trovato lei e suo fratello da un banco di gattare al mercatino delle pulci di Casale. L'episodio fu veramente curioso: Cristina si svegliò quella domenica mattina dopo essersi sognata un gattino tigrato che arrivava in casa nostra. Era la seconda domenica del mese e c'era il mercatino a Casale dove quasi sempre andavamo. Arrivati la abbiamo visto questo banco sotto il sole con diversi gattini, in una gabbia ce n'erano due piccoli piccoli di cui uno tigrato. Abbiamo capito subito che era quello del sogno e che sarebbe venuto a casa con noi. La tipa del banco lo ha fatto prendere in braccio a Cristina ma subito la sorellina nera si è messa sulle sbarre disperata guardando il fratello. Non c'era possibilità: dovevamo portarli a casa. Così, dopo aver firmato alcune carte li abbiamo messi in uno scatolone e siamo andati a casa. Sulla strada, a Mirabello ci fermarono anche i carbinieri, che notarono i gattini. Senti uno dei due che lo diceva all'altro sotto voce e ci fecero subito ripartire. Erano proprio piccoli, Siouxsie era la più energica e per cercare di uscire dallo scatolone calpestava Loki. Non avevano ancora un nome e non sapevamo nemmeno se fossero maschio o femmina. Il giorno dopo dal veterinario lo scoprimmo e decidemmo di chiamare Loki il tigrato (come il dio nordico del caos e di tante altre cose poco belle) e Siouxsie la nera come la famosa cantante gotica. Dopo pochi giorni scoprimmo a nostre spese che erano pieni di funghi. Io non venni particolarmente colpito, ma Cristina e addirittura mia Mamma si. Restarono chiusi in una stanza per un po' di tempo fin che non guarirono. Siouxsie in particolare era diventata tutta spelacchiata! Con il tempo però svilupparono entrambi una bellissima e foltissima pelliccia. Erano sempre insieme e lo sono stati fino a venerdì. La mattina si rincorrevano come matti, passando anche su di noi sul letto. A Siouxsie piaceva mangiare e quindi era un po' cicciotta. Era una gatta nera ma così piena di entusiasmo, non lo dico adesso per circostanza, chiunque la conoscesse un pochino lo sapeva. Mi faceva le feste addirittura quando da una stanza entravo in quella in cui si trovava lei. Rispondeva sempre quando la chiamavo, o quasi, se non era troppo comoda. Quando tornavamo a casa lei veniva sempre, ma proprio sempre alla porta a fare le feste. Delle volte addirittura si metteva su due zampe come un orsetto. Quando mi vedeva, anche se era su un cuscino o su una sedia, si rotolava sempre per la felicità di vedermi, era incredibile. Appena dicevo Siouxsie mi veniva incontro facendo mille versi, si strusciava si rotolava, penso che nessuno al mondo fosse così felice di vedermi in ogni momento. Aveva degli occhi "a bottone" che a volte erano quasi inquietanti, così grandi e tondi. Quando le tiravamo fuori il cibo era così esaltata che le vibbrava la coda fortissimo. Un'altra sua caratteristica era il dimenticarsi spesso la lingua fuori dalla bocca dopo essersi pulita, rendendosi veramente buffa. A differenza della povera Hela non era estremamente appassionata di dolci, però comunque li apprezzava. Le piaceva addirittura l'insalata scondita e cercava sempre di fregarmi il muesli, in particolar modo le uvette che cercavo attentamente di non lasciarle mangiare. le piaceva il gelato e lo yogurt di soia. Era cicciotta e il suo pelo foltissimo e morbido. Sembrava un orsetto, con quelle zampe corte e le orecchie un po' più piccole di quelle degli altri gatti anche se a punta e sopra alla testa. La cosa più incredibile era poi che guardasse con attenzione sia i documentari sugli animali sia i cartoni animati. Una giorno comprammo l'anime "Mary e il fiore della strega" in cui la streghina incontra un gattino nero e lei stette a guardare tutto il film, in alcuni momenti avvicinandosi alla tv. Come dicevo è sempre rimasta legatissima al fratello Loki che leccava e puliva in continuazione e con cui dormiva e stava spessissimo. Siouxsie comunque era molto affezionata a noi, era davvero incredibile. Quando facevamo i nostri esercizi di Yoga e di meditazione lei era sempre con noi: si sedeva sul materassino e generalmente si tranquillizzava, sembrava davvero che a volte facesse meditazione con noi. Quando avevo bisogno di allungarmi, le facevo segno di andare sul mio cuscino e lei ci andava davvero, sedendosi. Quando dipingevo veniva sempre in studio e cercava di starmi in braccio. Durante il lockdown del 2020 era praticamente sempre in braccio o sul mio tavolo e si vedeva anche in diverse dirette che feci su instagram in quei difficili momenti. Era anche soprannominata "panda" non solo per la sua forma ad orsetto, ma anche perchè cercava sempre di mangiarmi (e ci riusciva) la pianta di bamboo che avevo sul balcone. Insomma quella di oggi è stata davvero una delle più grandi perdite della mia vita. Ho fatto tutto il possibile appena mi sono accorto che non stava bene, eppure mi sento lo stesso in colpa. Mi dispiace così tanto di averla lasciata in clinica le ultime due notti, ma non avrei potuto fare altro, aveva 8 anni e speravo davvero che sarebbe tornata a casa. Io penso che tutti gli esseri non siano solo corpi fisici e in particolare negli ultimi anni e negli ultimi tempi ne sono diventato sempre più convinto e cosciente.  Tuttavia il distacco fisico e la sofferenza fisica continuano ancora ad essere aspetti che non riesco ad affrontare. O meglio non riesco a comprendere. Il pensiero di non rivederla più (almeno nel suo bel corpo, così com'era) è davvero insopportabile in questo momento. Era lo spirito felice di questa casa e la tristezza di non poterla più vedere si aggiunge al fatto di aver perso uno dei pochissimi esseri che mi amavano davvero in questo mondo, lei lo faceva in modo veramente sincero e puro, sempre. Era una vera espressione di gioia in questo mondo.

Oggi ho letto una cosa che mi è piaciuta molto:

Dicono che i gatti siano piccoli monaci meditativi, capaci di portare l’armonia in casa. Secondo l’ordine buddista del Fo Guang Shan, ad esempio, sono come persone che hanno già raggiunto l’illuminazione.
I gatti sono esseri liberi che bevono quando hanno sete, che mangiano quando hanno fame, che dormono quando hanno sonno e che fanno ciò che devono in ogni istante, senza sentire la necessità di compiacere nessuno.
Non si lasciano trasportare dall’ego e un particolare curioso di questi animali, secondo il buddismo, è che hanno imparato a comprendere gli uomini da tempi ormai remoti, al contrario, le persone ancora non imparano a comprendere i gatti.
Son leali, fedeli ed affettuosi, le loro dimostrazioni d’affetto sono intime e indirette ma, nonostante ciò, tremendamente profonde. Solo coloro in grado di scavare nel proprio Io interiore, con rispetto e dedizione, godranno del loro amore ineguagliabile; ma le persone instabili o che alzano spesso la voce non saranno mai gradite ai gatti.

e anche:

"Fu in Thailandia e in questo contesto che venne scritto “Il libro delle poesie dei gatti” o Tamra Maew, attualmente conservato nella biblioteca nazionale di Bangkok come un autentico tesoro da preservare. Negli antichi papiri che componevano questo libro poteva leggersi una meravigliosa storia che raccontava che, quando una persona raggiungeva i massimi livelli di spiritualità e poi moriva, la sua anima si univa placidamente al corpo di un gatto."

entrambi i testi li ho trovati qui:


2 agosto 2021

è passato un solo giorno e oggi è stato forse peggio di ieri. Vedo i punti dove si metteva lei e mi viene ancora da mettere a posto la copertina, terribile. Loki annusa i posti dove stava e si mette nei punti dove si mettevano vicini, è davvero difficile vederlo. Mi vengono in mente le sue abitudini, tipo mettersi in punta di zampe, alzare la nuca chiudendo gli occhi per prendersi meglio le carezze quando le facevo il gesto di toccarle la testa. Spero che con il tempo riesca a ricordare queste cose con piacere, adesso è terribilmente doloroso. So che le anime di tutti gli esseri viventi sono infinite ed eterne, ma non riesco ad accettare il fatto che non la rivedrò più qui. 

Questa mattina ho fatto stampare alcune foto, ne avevo bisogno una per fare un altarino e dire alcuni mantra (lei li ascoltava sempre) per aiutare il momento del bardo. Ne ho messa una nella cornicetta, fare la selezione (veloce, farò una bella cartella e ne farò stampare altre più avanti quando sarà meno difficile) è stato uno strazio, mi sembra impossibile che non ci sia più. Certe foto sono di 4 o 5 giorni fa.

4 agosto 2021

Ieri e soprattutto oggi è andata un po' meglio per me. Ieri ho ancora avuto delle crisi vedendo le sue foto e provando a fare yoga dove lo abbiamo sempre fatto (fino a qualche giorno prima) con lei. Non è facile. Oggi sono dovuto andare a Milano tutto il giorno, i ritardi e vari giri da fare mi hanno distratto molto e ci ho pensato meno. In ogni caso ho detto i mantra per lei sia al mattino che sta sera appena tornato e devo ricordare che Sophie si è messa di fianco a me seduta verso la foto di Siouxsie ed è stata con me per quasi tutto il tempo dei due giri completi di mantra (se n'è andata per un rumore arrivato dalla strada). Andando dalla finestra mi è subito venuta in mente, perché quando mi appoggiavo li a guardare la strada lei saltava su. Non posso fare a meno il suo modo di fare per farsi sempre accarezzare la testa: sulla punta delle zampe alzando la nuca e chiudendo gli occhi vibbrando fortissimo la coda. Mi viene sempre in mente il suo culetto di pelush, è ancora troppo presto per ricordare senza starci male, dovrei riuscire a lasciarla andare. 

giovedì 17 giugno 2021

Plutarco: "Sul mangiar carne"

Scriveva Plutarco:

“Tu vuoi sapere secondo quale criterio Pitagora si astenesse dal mangiar carne, mentre io mi domando con stupore in quale circostanza e con quale disposizione spirituale l’uomo toccò per la prima volta con la bocca il sangue e sfiorò con le labbra la carne di un animale morto; e imbandendo mense di corpi morti e corrotti, diede altresì il nome di manicaretti e di delicatezze a quelle membra che poco prima muggivano e gridavano, si muovevano e vivevano. Come poté la vista tollerare il sangue di creature sgozzate, scorticate, smembrate, come riuscì l’olfatto a sopportarne il fetore? Come mai quella lordura non stornò il senso del gusto, che veniva a contatto con le piaghe di altre creature e che sorbiva umori e sieri essudati da ferite mortali?Si muovevano le pelli, le carni muggivano sugli spiedi cotte e crude, e come di vacche si udiva una voce.Questo è invenzione e leggenda; nondimeno, è veramente mostruoso che un individuo abbia fame di esseri che ancora muggiscono, insegnando di quali animali ci si debba nutrire, mentre questi sono ancora in vita ed emettono la propria voce, e stabilendo determinati modi di condire, cuocere e imbandire le loro carni. Bisognerebbe cercare chi per primo diede inizio a pratiche simili, non colui che troppo tardi vi pose fine.

2. Qualcuno potrebbe dire che i primi uomini a mangiare carne furono sollecitati dalla fame. In effetti, non perché vivessero fra desideri illegittimi, né perché disponessero del necessario in abbondanza essi pervennero a questa pratica, sfrenatamente abbandonandosi a inamissibili piaceri contro natura. Anzi, se in questo momento ritornassero in vita e riacquistassero la voce, essi direbbero: “Beati e cari agli dèi voi che vivete adesso! Che epoca vi è toccata in sorte, quale smisurato possesso di beni godete e vi dividete! Quante piante nascono per voi, quanti frutti vengono raccolti: quanta ricchezza potete mietere dai campi, quanti prodotti gustosi cogliere dagli alberi! Vi è lecito anche vivere nell’abbondanza senza il rischio di contaminarvi. Noi, al contrario, abbiamo dovuto far fronte al periodo più cupo e buio del mondo, perché ci siamo trovati in una condizione di grande e irrimediabile indigenza fino dalla nostra prima comparsa sulla terra. L’aria occultava ancora il cielo e gli astri, mescolata a una fosca e impenetrabile umidità, al fuoco e ai turbini del vento. ‘Non ancora il sole’ aveva assunto una posizione stabile, né con il suo corso fisso distingueva alba e tramonto, e li conduceva di nuovo indietro dopo averli incoronati con le stagioni fruttifere inghirlandate di bocciuoli: la terra era stata violentata dallo straripare disordinato dei fiumi, e in gran parte ‘per le paludi era informe’. Essa era inselvatichita da un profondo strato di melma e dal rigoglio di boscaglie e di macchie sterili. Non venivano prodotti frutti domestici e non esisteva alcuno strumento dell’arte agricola, né c’era alcun espediente della ragione umana. A quel tempo la fame non dava tregua, e il seme del grano non attendeva le giuste stagioni dell’anno. Che c’è dunque di strano se contro natura siamo ricorsi alla carne degli animali, dal momento che si mangiava il fango ‘e si divorava la corteccia degli alberi’, ed era una fortuna ‘trovare un germoglio di gramigna o una radice di giunco’? Dopo aver assaggiato una ghianda e averla mangiata, eravamo soliti danzare di gioia attorno a una quercia o a una farnia, chiamandola datrice di vita, madre e nutrice. Quest’unica festa era nota alla vita di allora, mentre il resto era tutto un rigurgitare di turbamento e di tristezza. Ma voi, uomini d’oggi, da quale follia e da quale assillo siete spronati ad aver sete di sangue, voi che disponete del necessario con una tale sovrabbondanza? Perché calunniate la terra, come se non fosse in grado di nutrirvi? Perché commettete empietà contro Demetra legislatrice e disonorate Dionisio benigno, dio della vite coltivata, come se non vi venissero da loro doni a sufficienza? Non vi vergognate di mischiare i frutti coltivati al sangue delle uccisioni? Dite che sono selvatici i serpenti, le pantere e i leoni, mentre voi stessi uccidete altre vite, senza cedere affatto a tali animali quanto a crudeltà. Ma per loro il sangue è un cibo vitale, invece per voi è semplicemente una delizia del gusto”.

[…]

4. Nulla turba comunque il nostro senso del pudore, non il fiorente aspetto di queste creature sventurate, non il fascino della loro voce armoniosa, non l’accortezza della loro mente, né la purezza del loro modo di vivere e la loro straordinaria intelligenza. Invece, per un minuscolo pezzo di carne priviamo un essere vivente della luce del sole e del corso dell’esistenza, per cui esso è nato ed è stato generato. Per di più, crediamo che i suoni e le strida che gli animali emettono siano voci inarticolate, e non piuttosto preghiere, suppliche e richieste di giustizia: poiché ognuno di loro proclama: “Non cerco di scongiurare la tua necessità, ma la tua tracotanza; uccidimi per mangiare, ma non togliermi la vita per mangiare in modo più raffinato”. Che crudeltà! E’ terribile vedere infatti imbandite le mense dei ricchi, che usano i cuochi, professionisti o semplici cucinieri, come acconciatori di cadaveri; ma ancor più terribile è vedere quando esse vengono sparecchiate: perché gli avanzi sono più abbondanti di quanto è stato consumato. Queste creature dunque sono morte inutilmente!”

(Plutarco, Del mangiar carne, trattati sugli animali, ed. Adelphi, Milano, 2001, a cura di Dario del Corno, traduzione e note di Donatella Magini)

mercoledì 7 aprile 2021

Sogno dei "micro gattini" 2007

Nell’armadio, di vecchio legno puzzolente, simili a quelli che si trovano nelle case delle persone sole e anziane, avevo varie giacche militari, ma in stile più antico, simili a pesanti cappotti di lana verde o di qualche altro colore scuro e marcio. Una di queste, marrone scuro, mi stava un pò larga e ho deciso di provarla, era fatiscente e mettendo una mano in tasca ho trovato un buco e ho sentito una specie di pallina muoversi. Mi sono reso conto dopo che si trattava di un topo e mi sono spaventato.

I topi, in realtà, non mi fanno schifo, ma di lì a poco mi sono reso conto che il tessuto polveroso e incrostato era anche pieno di morbide uova di insetto e il senso di schifo è diventato indescrivibile. Guardandomi intorno ho visto che tutta la casa era decrepita, le coperte e anche il letto... i muri, con la tappezzeria, erano simili a quelli che si trovano nelle case abbandonate da tempo, era pieno di bolle, macchie di umidità, intonaco che si staccava o anche da luccicanti strisce di bave di lumaca ormai seccate. Il peggio erano comunque le uova e le larve. Sotto la tappezzerie si potevano sentire gli insetti muoversi. Muovendo poi la mano mi sono accorto che un piccolo verme bianco mi si era appiccicato addosso. Mi sentivo tutto sporco e marcio, avevo un senso di vomito e tutto brulicava di decomposizione.

. . .


Ho capito a quel punto che c’era qualche cosa che non andava e avevo dimenticato qualche cosa. Sono sceso per le scale e mi sono ritrovato nel giardino in cui la vegetazione aveva magnificamente ricoperto tutto. Si potevano ancora distinguere alcune piante come rose e siepi messe in ordine riconoscibile. Anche alcuni ciuffi che probabilmente dovevano essere tulipani, ma di cui non si vedevano i fiori, erano disposti su alcuni piccoli avvallamenti. In mezzo all’erba ho visto luccicare qualcosa, mi sono avvicinato e ho scoperto che si trattava di un boccale per birra, in perfette condizioni. Nell’aria c’era qualche cosa di strano, anche se non so di preciso cosa, forse i vortici del destino. A quel punto ho pensato che fosse meglio andare mi sono diretto verso la macchina. Si trattava di una macchina in stile fine dell’800 o primi del 900 in stile liberty, di legno marrone scuro e finiture dorate. Le linee erano morbide con numerosi arrotolamenti. La cosa strana comunque era la forma: era piccolissima, giusto due posti stretti, come l’abitacolo di un Ape, i sedili in pelle marrone e il volante in ottone. Aveva tre ruote, raggiate, simili a quelle di un biciclo: le due anteriori di circa mezzo metro con raggiatura pesante e sempre in ottone e la ruotina posteriore più piccola ma raggiata anch’essa e sostenuta da una piccola forcella tondeggiante collegata allo sterzo.

Dopo avere messo in moto segui la strada di ghiaia che ormai era infestata da erba altre piante, andando molto piano a causa della scarsa potenza del motore ad accumulatori e del terreno. Ad un tratto ho visto qualche cosa muoversi a terra e avvicinandomi ho capito che si trattava di qualche piccolo animale. A quel punto, anche per paura di investirli, mi sono fermato e sono sceso per vedere meglio. Si trattava di piccolissimi gatti, grandi quanto delle pecore del presepio, una decina di centimetri al massimo. Mi guardavano e continuavano ma camminare per la loro strada. Quello che sembrava più socevole era tigrato sul rossiccio e continuava ad arcuare la schiena e a voltarsi. Passata l’intera compagnia micro felina m sono rimesso in marcia con la mia piccola automobile avviandomi all’interno del boschetto.

‎gennaio ‎2007