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venerdì 8 marzo 2019

Per "In Transito" libro sui sogni.

Negli anni, e se vogliamo andare a vedere fin da quando tengo una matita in mano ho sempre avuto bisogno di disegnare compulsivamente. Devo dire che disegnare, schizzare in modo istintivo è una delle cose che amo più fare, perchè è una forma di meditazione naturale. Allo stesso modo viaggio molto, soprattutto in treno e negli anni ho sempre cercato il modo di disegnare anche mentre ero sul treno oppure in albergo o in un parco nei buchi di tempo in giro per il mondo. Dipingendo su grandi pareti o su tela in certi periodi ho avuto qualche problema, nel senso, non sapevo proprio cosa fare su un blocco piccolo. Una decina di anni fa ho iniziato a disegnare linee, una cosa che in studio mi riusciva impossibile, perdevo la pazienza in un attimo, mentre in treno no, anzi i movimenti del treno mi aiutavano a fare linee più irregolari. Cuffie, musica, un viaggio dentro un viaggio. Io questi disegni li chiamo disegni automatici, non inventando niente, lo facevano i surrealisti. Tutto il mio lavoro ha a che fare con l'inconscio, con la parte oscura, con i diversi livelli di coscienza. Cerco di liberarmi da influenze e dalla mia volontà, vedere cosa viene fuori. E' anche una cosa terapeutica. E poi un viaggio in treno di diverse ore passa molto più velocemente. Circa tre anni fa sono passato ai lavori neri, fatti con l'uniposca, sono un po' più diretti e gestuali, richiedono meno pazienza, mi rilassano ancora di più. Ho riempito diversi quaderni, uso quelli di Muji che non sono troppo bianchi, la carta è liscia e va benissimo con l'uniposca. Li ho suddivisi a seconda dei viaggi o del periodo. Ce ne sono due che ho chiamato “delle città europee” uno della “Mitteleuropa”, o dei “viaggi transalpini” o quello “asiatico”. La cosa più bella è che dipingendo per vivere, non ho mai fatto compromessi di tipo artistico, però quando lavoro ho sempre un po' di ansia da prestazione, generalmente verso me stesso, voglio sempre fare il pezzo migliore di sempre e allo stesso tempo trovare cose nuove, ecc... Facendo quei disegni invece mi sento rilassato al 100% non ho nessuna aspettativa, li faccio per me e basta, non per venderli o pubblicarli. Fino a quando l'anno scorso Martina Merlini mi ha chiamato e mi ha chiesto di andarla a trovare nel loro bellissimo studio. E così è venuta fuori questa idea del libro. Ho tutto questo materiale che praticamente nessuno ha mai visto e le due cose si sono incontrate perfettamente. Un libro che è più di un libro ed è anche più di una stampa. Per il testo non volevo proprio una cosa critica, ormai si fa sempre tutto per promuoversi, no. Prima ho pensato se conoscevo qualche poeta o qualche scrittore che condividesse certe cose con questo tipo di lavori. Poi mi è venuto in mente che ho altri quaderni, simili a quelli disegnati, pieni di sogni scritti al mattino appena sveglio negli anni. Di quelli abbiamo fatto una scelta più accurata. I miei sogni sono sempre piuttosto inquietanti e cupi, certi lo erano troppo e certi troppo personali. I sogni vengono esattamente da dove vengono quei disegni, da zone sconosciute della mia mente o da altre realtà che quando vivo in questa ricordo appena. Per l'introduzione poi ho chiesto ad uno dei miei migliori amici di sempre, che conosco da una vita e con il quale ho parlato e condiviso tantissimi progetti e idee. Il Dottor Pira, il quale ovviamente ha scritto il miglior testo che potessi desiderare.

Press press ha pensato a tutta la parte produttiva e lo ha fatto molto bene. Il libro è stampato in risograph, in modo abbastanza insolito, infatti è quasi tutto nero. Io sono molto soddisfatto, sono un fanatico della grafica pulita e grezza, come quella del periodo sovietico per esempio. In oltre sono cresciuto con le autoproduzioni, fanzine, dischi, grafiche fotocopiate. In questo modo sono riusciti a mantenere quel tipo di estetica in un libro che però è raffinatissimo. Tutto poi è stato piegato e rilegato a mano (mi sento in colpa) e la scatola che fa da copertina è serigrafata. Le copie sono 250 numerate.



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