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mercoledì 7 aprile 2021

Sogno dei "micro gattini" 2007

Nell’armadio, di vecchio legno puzzolente, simili a quelli che si trovano nelle case delle persone sole e anziane, avevo varie giacche militari, ma in stile più antico, simili a pesanti cappotti di lana verde o di qualche altro colore scuro e marcio. Una di queste, marrone scuro, mi stava un pò larga e ho deciso di provarla, era fatiscente e mettendo una mano in tasca ho trovato un buco e ho sentito una specie di pallina muoversi. Mi sono reso conto dopo che si trattava di un topo e mi sono spaventato.

I topi, in realtà, non mi fanno schifo, ma di lì a poco mi sono reso conto che il tessuto polveroso e incrostato era anche pieno di morbide uova di insetto e il senso di schifo è diventato indescrivibile. Guardandomi intorno ho visto che tutta la casa era decrepita, le coperte e anche il letto... i muri, con la tappezzeria, erano simili a quelli che si trovano nelle case abbandonate da tempo, era pieno di bolle, macchie di umidità, intonaco che si staccava o anche da luccicanti strisce di bave di lumaca ormai seccate. Il peggio erano comunque le uova e le larve. Sotto la tappezzerie si potevano sentire gli insetti muoversi. Muovendo poi la mano mi sono accorto che un piccolo verme bianco mi si era appiccicato addosso. Mi sentivo tutto sporco e marcio, avevo un senso di vomito e tutto brulicava di decomposizione.

. . .


Ho capito a quel punto che c’era qualche cosa che non andava e avevo dimenticato qualche cosa. Sono sceso per le scale e mi sono ritrovato nel giardino in cui la vegetazione aveva magnificamente ricoperto tutto. Si potevano ancora distinguere alcune piante come rose e siepi messe in ordine riconoscibile. Anche alcuni ciuffi che probabilmente dovevano essere tulipani, ma di cui non si vedevano i fiori, erano disposti su alcuni piccoli avvallamenti. In mezzo all’erba ho visto luccicare qualcosa, mi sono avvicinato e ho scoperto che si trattava di un boccale per birra, in perfette condizioni. Nell’aria c’era qualche cosa di strano, anche se non so di preciso cosa, forse i vortici del destino. A quel punto ho pensato che fosse meglio andare mi sono diretto verso la macchina. Si trattava di una macchina in stile fine dell’800 o primi del 900 in stile liberty, di legno marrone scuro e finiture dorate. Le linee erano morbide con numerosi arrotolamenti. La cosa strana comunque era la forma: era piccolissima, giusto due posti stretti, come l’abitacolo di un Ape, i sedili in pelle marrone e il volante in ottone. Aveva tre ruote, raggiate, simili a quelle di un biciclo: le due anteriori di circa mezzo metro con raggiatura pesante e sempre in ottone e la ruotina posteriore più piccola ma raggiata anch’essa e sostenuta da una piccola forcella tondeggiante collegata allo sterzo.

Dopo avere messo in moto segui la strada di ghiaia che ormai era infestata da erba altre piante, andando molto piano a causa della scarsa potenza del motore ad accumulatori e del terreno. Ad un tratto ho visto qualche cosa muoversi a terra e avvicinandomi ho capito che si trattava di qualche piccolo animale. A quel punto, anche per paura di investirli, mi sono fermato e sono sceso per vedere meglio. Si trattava di piccolissimi gatti, grandi quanto delle pecore del presepio, una decina di centimetri al massimo. Mi guardavano e continuavano ma camminare per la loro strada. Quello che sembrava più socevole era tigrato sul rossiccio e continuava ad arcuare la schiena e a voltarsi. Passata l’intera compagnia micro felina m sono rimesso in marcia con la mia piccola automobile avviandomi all’interno del boschetto.

‎gennaio ‎2007

venerdì 8 marzo 2019

Per "In Transito" libro sui sogni.

Negli anni, e se vogliamo andare a vedere fin da quando tengo una matita in mano ho sempre avuto bisogno di disegnare compulsivamente. Devo dire che disegnare, schizzare in modo istintivo è una delle cose che amo più fare, perchè è una forma di meditazione naturale. Allo stesso modo viaggio molto, soprattutto in treno e negli anni ho sempre cercato il modo di disegnare anche mentre ero sul treno oppure in albergo o in un parco nei buchi di tempo in giro per il mondo. Dipingendo su grandi pareti o su tela in certi periodi ho avuto qualche problema, nel senso, non sapevo proprio cosa fare su un blocco piccolo. Una decina di anni fa ho iniziato a disegnare linee, una cosa che in studio mi riusciva impossibile, perdevo la pazienza in un attimo, mentre in treno no, anzi i movimenti del treno mi aiutavano a fare linee più irregolari. Cuffie, musica, un viaggio dentro un viaggio. Io questi disegni li chiamo disegni automatici, non inventando niente, lo facevano i surrealisti. Tutto il mio lavoro ha a che fare con l'inconscio, con la parte oscura, con i diversi livelli di coscienza. Cerco di liberarmi da influenze e dalla mia volontà, vedere cosa viene fuori. E' anche una cosa terapeutica. E poi un viaggio in treno di diverse ore passa molto più velocemente. Circa tre anni fa sono passato ai lavori neri, fatti con l'uniposca, sono un po' più diretti e gestuali, richiedono meno pazienza, mi rilassano ancora di più. Ho riempito diversi quaderni, uso quelli di Muji che non sono troppo bianchi, la carta è liscia e va benissimo con l'uniposca. Li ho suddivisi a seconda dei viaggi o del periodo. Ce ne sono due che ho chiamato “delle città europee” uno della “Mitteleuropa”, o dei “viaggi transalpini” o quello “asiatico”. La cosa più bella è che dipingendo per vivere, non ho mai fatto compromessi di tipo artistico, però quando lavoro ho sempre un po' di ansia da prestazione, generalmente verso me stesso, voglio sempre fare il pezzo migliore di sempre e allo stesso tempo trovare cose nuove, ecc... Facendo quei disegni invece mi sento rilassato al 100% non ho nessuna aspettativa, li faccio per me e basta, non per venderli o pubblicarli. Fino a quando l'anno scorso Martina Merlini mi ha chiamato e mi ha chiesto di andarla a trovare nel loro bellissimo studio. E così è venuta fuori questa idea del libro. Ho tutto questo materiale che praticamente nessuno ha mai visto e le due cose si sono incontrate perfettamente. Un libro che è più di un libro ed è anche più di una stampa. Per il testo non volevo proprio una cosa critica, ormai si fa sempre tutto per promuoversi, no. Prima ho pensato se conoscevo qualche poeta o qualche scrittore che condividesse certe cose con questo tipo di lavori. Poi mi è venuto in mente che ho altri quaderni, simili a quelli disegnati, pieni di sogni scritti al mattino appena sveglio negli anni. Di quelli abbiamo fatto una scelta più accurata. I miei sogni sono sempre piuttosto inquietanti e cupi, certi lo erano troppo e certi troppo personali. I sogni vengono esattamente da dove vengono quei disegni, da zone sconosciute della mia mente o da altre realtà che quando vivo in questa ricordo appena. Per l'introduzione poi ho chiesto ad uno dei miei migliori amici di sempre, che conosco da una vita e con il quale ho parlato e condiviso tantissimi progetti e idee. Il Dottor Pira, il quale ovviamente ha scritto il miglior testo che potessi desiderare.

Press press ha pensato a tutta la parte produttiva e lo ha fatto molto bene. Il libro è stampato in risograph, in modo abbastanza insolito, infatti è quasi tutto nero. Io sono molto soddisfatto, sono un fanatico della grafica pulita e grezza, come quella del periodo sovietico per esempio. In oltre sono cresciuto con le autoproduzioni, fanzine, dischi, grafiche fotocopiate. In questo modo sono riusciti a mantenere quel tipo di estetica in un libro che però è raffinatissimo. Tutto poi è stato piegato e rilegato a mano (mi sento in colpa) e la scatola che fa da copertina è serigrafata. Le copie sono 250 numerate.



BUY: https://presspress.bigcartel.com/product/108-in-transito


sabato 31 dicembre 2016

Incubo fine 2016

Così finisce il mio 2016. Sta notte ho fatto un incubo in cui ero in un posto indefinito infernale, ma terreno, simile ad un manicomio abbandonato e senza luci. Era tutto terribile, gente che urlava, io dovevo evocare il maligno, sapevo che era sbagliato ma volevo chiamare il diavolo per vendicarmi e punire chi odio e vendicarmi delle mie frustrazioni. C'era una donna legata con delle cinghie ad una sedia e sapevo che il diavolo sarebbe entrato in lei. Non so come ma era tutto terribile. La gente attorno urlava nella penombra e nella sporcizia, era freddo e umido. La faccia della donna cambia e diventa grottesca e poi mostruosa, con una bocca enorme piena di denti e produceva urla strazianti di dolore. Io mi sentivo soffocare e sapevo fosse colpa mia e allora ho cercato di urlare, non ci riuscivo e urlavo più forte strozzandomi in modo disperato. Mi sono svegliato sudato marcio a pancia in su con due gatti sul petto! GLI INCUBI! Gli esseri del folklore europeo che di notte ti premono il petto per farti soffocare e che provocano gli incubi! Ecco cosa sono i miei gatti, sono INCUBI!

incubo_31_12_2016

mercoledì 24 gennaio 2007

Sogno 2007, Hela, Spiaggia.

martedì ‎23 ‎gennaio ‎2007

Ci siamo trasferiti in spiaggia con Hela. Non sapevo dove ci trovavamo, probabilmente da qualche parte sulle coste toscane, ma la spiaggia era grossa e sabbiosa. Dietro la macchia mediterranea si espandeva a perdita d’occhio, c’era una pineta rada, gli alberi si trovavano abbastanza distanti tra loro e in lontananza si vedeva il tetto di una vecchia casa immersa nel verde.

Mi sono voltato ammirando il panorama nella direzione del mare, sulla destra ho visto qualche cosa che si dirigeva verso di noi a grande velocità. Si trattava di un cavallo imbizzarrito che cavalcava impazzito nella nostra direzione: la gente impazzita ha incominciato a scappare. Hela però si era recata verso il bagnasciuga senza il guinzaglio così mi sono precipitato da lei e l’ho fatta entrare nel mio zaino per nasconderla, cosa che lei, come al solito ha fatto senza problemi. Con Hela al sicuro sulle spalle ho incominciato a correre verso l’entroterra, ho visto una duna che formava un cerhio di protezione soprattutto dalla visuale del cavallo che oltre a doversi vedere avrebbe dovuto arrampicarsi sulla sabbia per raggiungerci. In affanno per la corsa e per la paura ci siamo accucciati al sicuro, ma intanto sentivamo i tonfi provocati dalle pesanti zampe equine che battevano sul terreno e il sudore mi faceva attaccare tutta la sabbia sulle ginocchia. Con nostro grande sollievo abbiamo sentito il cavallo impazzito superarci e continuare la sua folle corsa.

Rialzandoci controlliamo in tutte le direzioni che il pericolo sia veramente passato e notiamo nascosto a circa venti metri da noi, un uomo abbronzato con i capelli lunghi e un occhio solo in mezzo la fronte. Egli ci saluta e ci fa cenno di avvicinarci. Dopo aver sprecato due parole approposito dell’accaduto ci dice di chiamarsi Zerpheryth e di essere originario dell’Ungheria; ora però abita da quelle parti a circa due chilometri e ci invita ad unirci alla cena che ha organizzato per quella sera a casa sua.

Verso le otto e mezzo ci ritroviamo a casa del nostro nuovo amico Hela siede di fianco a me e io spero che voglia comportarsi bene, soprattutto perchè ci troviamo al mare e come è noto, il pesce è il suo cibo preferito. La sala aveva una grande vetrata che dava sul mare, la vista era fantastica soprattutto nell’ora del tramonto estivo, con il cielo pieno di nuvole colorate di rosa. A quel punto mi accorgo con grande stupore, che da tempo mi stavo mangiando pesce fritto impanato. Hela stranamente restava al suo posto e si mangiava le sue alicette fritte nel suo piattino. Una delle porte che davano sul terrazzo era aperta. Avevo mangiato troppo, ma soprattutto avevo bevuto troppi bicchieri di quell’ottimo vino bianco che il padrone di casa si faceva arrivare dalla Jugoslavia. Avevo proprio bisogno di prendere un pò d’aria così mi sono alzato e mi sono diretto alla porta finestra: alla fine del terrazzo sul lato destro c’era una scaletta e scendendola si arrivava ad un sentierino che portava al porticciolo che si trovava a circa una ventina di metri. Le vecchie barchette dei pescatori erano quasi immobili a causa del mare calmo. Mi sono diretto in quella direzione e poi mi sono fermato a contemplare i cielo. La luna si specchiava sul mare e quella visione mi ha fatto rilassare e sentire in pace con il mondo, senza quasi accorgermene mi sono ritrovato coricato sulla sabbia con il rumore delle onde e la brezza marina che mi convincevano ad addormentarmi.


Aggiungere sogno


Quando mi sono svegliato il sole stava sorgendo e faceva freddo. Mi sono alzato e quasi correndo mi sono diretto a casa. Zerpheryth era sulla porta seduto su di una sedia pieghevole che si fumava una pipa:

“dormito bene?”

e io:

“si benissimo, però non volevo...”.

Lui un pò preoccupato mi ha risposto:

“Non c’è problema. Hela però era molto inquieta e ha deciso di andarsene, ho provato a fermarla, ma sai come sono fatti i gatti...”

“si lo so, non vogliono mai stare a sentire i consigli degli altri. Del resto il loro istinto è molto più affidabile del nostro. Difficilmente si sbagliano.”

A quel punto molto preoccupato ho ringraziato il padrone di casa e l’ho salutato, promettendogli di tornare a trovarlo al più presto.